FILTRO AD ALGHE

FILTRO AD ALGHE

I filtri ad alghe sfruttano la grande efficienza mostrata da questi produttori primari – le alghe, appunto – nel rimuovere dall’acqua i principali nutrienti e inquinanti (ioni nitrato e fosfato, carbonio organico, metalli pesanti, ecc.), utilizzandoli per la propria crescita: in pratica quanto avviene in natura, dove proprio a tali organismi vegetali si deve il maggior contributo al mantenimento dei livelli di nutrienti normalmente riscontrati.

Si tratta quindi di sfruttare tale capacità in un sistema chiuso, creando un ambiente favorevole alla crescita e allo sviluppo delle alghe: rimuovendo periodicamente una parte di esse, in occasione delle periodiche azioni di potatura, si garantirà l’esportazione dal sistema dei nutrienti assimilati.

Per questo particolare sistema di filtraggio “naturale” al 100%, ancora poco diffuso tra gli appassionati del barriera, si utilizza un volume d’acqua connesso all’acquario, in cui le alghe possano svilupparsi nelle condizioni più appropriate di illuminazione e in assenza di organismi algivori e da cui esse non possano raggiungere la vasca principale.

Viene a formarsi, cioè una sorta di refugium ma per le alghe: il concetto, infatti, è il medesimo utilizzato nella realizzazione di un refugium normalmente destinato allo sviluppo di quegli organismi (soprattutto piccoli invertebrati bentonici o sessili) che difficilmente troverebbero modo di sopravvivere e riprodursi nell’acquario principale, in cui di solito non mancano i predatori più o meno specializzati.

In pratica, l’acqua della vasca principale raggiunge una vasca separata, dotata di forte illuminazione a tubi fluorescenti o led, le cui dimensioni e allestimento dipenderanno dal tipo di alghe di cui si desidera sfruttare il potenziale fotosintetico.

Attualmente sono due i tipi di alghe maggiormente utilizzati per questo tipo di filtro:

1) alghe verdi filamentose e capillari (Cholorodermis, Chaetomorpha, Cladophora, ecc.);

2) caulerpe (Caulerpa spp.).

Nel caso si utilizzino le prima, sarà necessario dotare il filtro – poco sviluppato in altezza – di superfici esposte alla luce e alla corrente, su cui le alghe possano attecchire e proliferare. Vengono utilizzati a tale scopo dei telai di rete in materiale plastico, facilmente rimovibili in modo da poterne effettuare facilmente la pulizia e collocati nella vasca in modo tale che essi siano attraversati dalla corrente laminare – generata da una ulteriore pompa power-jet con portata oraria pari a 6-8 volte il volume lordo del filtro, oltre al flusso di entrata dell’acqua dalla vasca principale – nel modo più omogeneo possibile.

Il filtro “a caulerpa”, al contrario, potrà essere più sviluppato in altezza e non sarà necessario che contenga supporti dove far crescere tali alghe, che si svilupperanno bene anche in acqua libera, su un fondo di sabbia o di “fanghiglia”. Al contrario delle alghe filamentose, le caulerpe non necessitano della presenza di forti correnti, quindi in tale tipo di filtro ad alghe il flusso d’acqua, sempre omogeneo, potrà essere meno violento di quello richiesto dalle alghe filamentose e limitarsi a quello di entrata dalla vasca principale, al più rinforzato da quello di una power-jet regolabile di bassa portata (3-4 volte il volume lordo del filtro). Pur essendo meno efficiente del suo corrispondente ad alghe filamentose nella rimozione di nutrienti, il filtro a caulerpa offre il vantaggio innegabile, quando dotato di un adatto substrato, di poter svolgere contemporaneamente la funzione di refugium, venendosi facilmente a creare sul substrato e tra le caulerpe stesse una ricca comunità di piccoli invertebrati benefici per l’equilibrio dell’intero sistema-acquario. L’effetto delle varie specie di alghe verdi sulla qualità dell’acqua è sorprendente. Grazie al metabolismo accellerato (specialmente a temperature superiori ai 22-23°C) ed alla grande adattabilità, riescono in poco tempo ad assimilare enormi quantità di composti azotati, fosfati ed altri nutrienti. Il risultato è un’acqua eccellente, priva di ammoniaca, nitriti e fosfati, con bassissimi livelli di nitrati, anche in assenza di filtri anaerobici e con cambi periodici trascurabili.

In genere, per gli acquari dotati di filtro ad alghe viene sconsigliato lo schiumatoio, in quanto esso impoverirebbe eccessivamente l’acqua e non permetterebbe la conservazione del plancton, elemento di fondamentale importanza nell’equilibrio ecologico che si cerca di instaurare all’interno del sistema.

Tuttavia, uno schiumatoio non eccessivamente potente in rapporto alle dimensioni della vasca, azionato solo nelle 3-4 ore successive ad ogni somministrazione di cibo ai pesci e agli invertebrati, è a nostro avviso pienamente compatibile con il filtro ad alghe, rivelandosi anzi prezioso in vasche con qualche pesce o invertebrato in più rispetto ad un popolamento accettabilmente calibrato.

Soprattutto se utilizzato con un ciclo luminoso inverso a quello presente nell’acquario, o se lasciato sotto costante illuminazione, il filtro ad alghe assicura un pH stabile e un livello di sovrasaturazione di ossigeno ottimali.

Con l’inversione del fotoperiodo è possibile anche stabilizzare il pH dell’acquario di barriera, attraverso la sottrazione di CO² che le macro alghe svolgono nell’ambito del loro processo fotosintetico, evitando così i pericolosi abbassamenti notturni che caratterizzano in particolare gli acquari molto popolati durante la notte. La grande efficienza di tale filtro e il suo rispetto per il plancton permette inoltre l’instaurarsi di un più alto grado di biodiversità all’interno dell’acquario, a cui corrisponde una maggiore stabilità per l’intero sistema.

È noto poi che le alghe liberano composti organici chelanti ed essudati organici nutritivi, come polisaccaridi, composti azotati, vitamine e composti fenolici. Alcuni di questi essudati si aggregano formando macroparticelle che vanno a costituire una parte della cosiddetta “neve marina”: i coralli e gli altri invertebrati filtranti e sospensivori che si nutrono di particelle organiche possono ottenere in questo modo oligoelementi concentrati (oltretutto…a buon mercato).

L’emissione di essudati aumenta con la fotosintesi durante le ore di luce e diminuisce con il buio: come avviene per i coralli zooxantellati, una significativa quantità di carbonio può essere liberata dalle alghe (come essudato) sotto forma di carbonio organico in soluzione. La periodica potatura delle alghe può essere infine anche utilizzata come cibo per i pesci con dieta prevalentemente vegetariana (Acanturidi, Siganidi, diversi Blennidi), sottraendo allo stesso tempo dall’acqua della vasca principale, che circola continuamente attraverso quella più piccola, nutrienti dannosi in quantità eccessive, quali fosfati e nitrati.

ALGHE CHAETOMORPHA per rifugium o filtro ad alghe acquario marino EUR 8,00  - PicClick IT

Un piccolo ripasso sui vantaggi del Refugium

Il refugium altro non è che una piccola vasca collegata a quella principale e normalmente allestita con sabbia, rocce vive e macroalghe (caulerpe e altre alghe verdi, alghe rosse, sargassi).

In questo micro-ambiente “protetto” possono essere allevati numerosi piccoli pesci (cavallucci e pesci ago, ghiozzetti, bavosette, pesci mandarino, ecc.), che hanno bisogno di una certa tranquillità per nutrirsi, oltre a “cibo vivo” costituito da zooplancton e fitoplancton, la cui produzione è in genere garantita dalla presenza di un folto popolamento algale, che – sia pure in misura variabile a seconda della sua composizione e quantità – contribuisce inoltre a rimuovere molte sostanze inquinanti, fungendo come detto da “filtro ad alghe”.

Oltre alla funzione di filtro e a quella di “secondo acquario”, da dedicare a organismi delicati e di piccole dimensioni altrimenti sacrificati o pressochè invisibili nell’acquario principale, esso ne può svolgere una terza, particolarmente importante: quella di “reattore di plancton”. Un refugium ricco di invertebrati capaci di riprodursi e quindi produrre larve planctoniche, può essere infatti un ottimo metodo per fornire ai coralli il prezioso nutrimento supplementare nel modo più semplice e naturale possibile. Complessivamente, il sistema “acquario+refugium” permette di avere, di fatto, due acquari al..prezzo di uno. Pur ottimizzando lo spazio a disposizione (in un appartamento cittadino sempre tiranno!), la soluzione di collocare il refugium in un vano ricavato sotto la vasca principale è anche quella che, tuttavia, penalizza maggiormente la possibilità di osservare gli organismi ospitati.